La terapia tradizionale comporta inizioni di cortisone e analgesici e riposo a letto per 10-15 giorni; con una peridurale il dolore viene ridotto del 90% fin dal primo trattamento
L’infiltrazione consiste nell’iniezione di sostanza medicamentosa all’interno di un organo o di un tessuto. Per fare questo occorre un ago di lunghezza adeguata ed una siringa sufficientemente capiente. Diversi sono i liquidi che vengono iniettati e che a volte vengono mescolati fra loro: anestetici locali come procaina o lidocaina, cortisonici come triamcinolone, soluzione fisiologica che serve come diluente, soluzione glucosata al 25% nelle iniezioni sclerosanti. Molte sono le strutture anatomiche in cui si inietta secondo la patologia che affligge il paziente: le articolazioni quando sono infiammate (però se nell’articolazione c’è del liquido occorre toglierlo ed allora la procedura si chiama artrocentesi), le borse periarticolari (che sono i cuscinetti a sfere del corpo umano) e che a volte si infiammano, i tendini e i legamenti quando si infiammano o subiscono dei traumi, i muscoli quando al loro interno si formano i “trigger points” (vedi più sotto per sapere cosa sono i T.P.). Contrariamente a quanto alcuni pensano le infiltrazioni con cortisone generalmente non provocano effetti collaterali dannosi poiché il farmaco viene portato proprio nella zona infiammata e ne occorre una dose totale inferiore a quella che occorrerebbe per bocca. Ovviamente l’indicazione deve essere corretta e ci deve essere una infiammazione in corso! Occorre sfatare anche il mito per cui le infiltrazioni siano dolorose: con alcuni accorgimenti di solito non lo sono; le iniezioni sclerosanti sono invece generalmente abbastanza dolorose, ma vengono fatte in casi molto particolari.
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